Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/202

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te. — Adesso vado a raccogliere i panni; tu stai qui.

I panni erano stesi sui rovi dietro la roccia. Vittoria sedette sul margine del torrente e si raccolse i lembi della gonna sul viso: dal suo posto vedeva, al di là della striscia d’acqua verdeggiante sul letto giallognolo del torrente, un prato coperto di stoppie, di giunchi, di piccoli cespugli verdi; e tutto il paesaggio, alla luce dell’orizzonte infocato, aveva ancora un riflesso d’oro come al tramonto.

I puledri di Mikali, con le gambe legate, pascolavano in fondo al prato, uno rosso, uno bianco, l’altro di un nero verdognolo come il cavallo di Lusbè; e ogni tanto nitrivano e si rincorrevano pesantemente, a salti, a sbalzi, sbattendosi forte la coda sui fianchi, e pareva si frustassero, castigandosi da sè stessi per la loro impotenza a rompere le pastoie.

E Vittoria pensava: «così sono io» e si rodeva per essere arrivata la prima al convegno, e avrebbe voluto andarsene, ma intanto aspettava, piegata dallo spasimo della gelosia e dal terrore che egli non venisse. Quando lo vide apparire in fondo al prato, come arrivasse di lontano dall’orizzonte luminoso, alto e nero con la corda attorno al braccio, si nascose meglio entro il suo manto nero; e le parve di avere il viso così terribile d’ira e di dolore che egli nel guardarla fuggirebbe per lo spavento ed il rimorso.

Mikali non si avvicinava e neppure la guardava di lontano, intento solo ai puledri; ella