Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/213

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— Siedi, siedi, Marianna Zanche! E come sei uscita?

L’altra sedette, rigida, jeratica.

— Sola sei, Pietrina Zara?

— Sola sono, coi miei pensieri! Ma quando questi sono buoni, diceva mio marito, beato, sono la migliore compagnia.

— Tu parli con bocca d’oro; ma ciò non mi sorprende, Pietrina Zara! Rammenti, eri savia fin da bambina. Eravamo compagne, rammenti? Andavamo assieme a cogliere le bacche del mirto e del lentischio. Rammenti, Pietrina, eravamo compagne, ma un bel momento ci siamo trovate come in un crocevia; tu andasti a destra, io a sinistra... Sì, a sinistra... verso un burrone profondo... dove sono precipitata come una cieca... — E ansava, frenando a stento il pianto, e curvava il viso guardando il pavimento come vedesse davanti a sè l’abisso di cui parlava. — Sì, e tu, Pietrina, andavi a destra verso il prato fiorito.

— Marianna! Non parlare così, maledetto sia il Giudeo! Che forse sono stata fortunata, io? Forse il vento non mi ha falciato i fiori prima che io li cogliessi? Mio marito è morto ch'io avevo ventitrè anni, ed io lo amavo come il primo giorno; e ancora lo amo così, Marianna mia, e mi sembra sempre di aspettarlo... ma egli non viene... egli non verrà più... Ed era giovane ed era buono... Marianna mia; ma la sua gioventù, la sua bellezza, la sua abilità non gli sono servite... per poter ritornare...

Parlava tranquilla, la vedova, senza smettere