Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/222

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— Vittoria! La risposta la devi dare tu: andiamo. Che figura è questa? — La prese per mano, ma Vittoria la respinse con violenza e tornò ad appoggiarsi al muro: e pareva che, invertite le parti, fossero adesso i parenti a costringerla a un matrimonio contro sua volontà.

— No, no! Io non voglio scendere: io non posso sposare Mikali.

La gobbina la guardava dal basso, battendosi un dito sulla fronte.

— Ecco, che cosa ti manca! Il cervello. Come puoi dire di no adesso, proprio adesso? Gridaglielo, allora, a Mikali: eccolo là che aspetta la risposta. Eccolo, tanto è ansioso. Quale altro uomo avrebbe fatto questo?

Vittoria corse alla finestra: la cosa inaudita era vera, Mikali stava là, al posto dei loro convegni; stava ad aspettare la risposta di lei come un mendicante aspetta l’elemosina.

Allora scese, palpitante d’amore, dimentica dei suoi rimorsi e delle sue gelosie: e la gobbina la seguiva sorridendo ai suoi occhi di gatto riflessi dal vassoio di metallo ove portava le tazze per servire il caffè a Marianna Zanche.


*


Il tempo delle nozze non venne fissato. Troppo recente era il lutto di Vittoria, e già col fidanzarsi a Mikali, anche per la gente che non conosceva il loro passato, ella dimostrava di non rispettare la memoria dei morti; ma fino