Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/261

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Ella non rispose di sì, ma neppure osò esprimere il suo desiderio di chiamare Andrea il loro primo figliuolo.

Mikali bevette ancora e nel silenzio s’udì il gorgoglio del vino che calava dalla zucca come da una sorgente. Vittoria guardava lontano; si vedeva la luna rosea descrivere già sul mare una strada fantastica che pareva unisse la terra al cielo, dalla costa all’orizzonte; e le sembrava che tutta la brughiera odorasse come un solo fiore. E non sapeva perchè aveva voglia di piangere.

— Restiamo qui fino al giorno della festa, Vittoria! — disse Mikali, accostandosi e cingendole la vita. — Come il mondo è lontano!

— No, Mikà: se vuoi, passeremo domani, nell’andarcene, nella chiesetta di Santa Maria, eccola lì, bella alla luna come una tortora, ma alla festa ci andremo all’anno venturo, passato il lutto... Bene, smetti di bere, adesso: bevi troppo.

— Lascia fare, bella! Sono così contento, stasera: chi lo sa perchè! Mi sembra come la prima volta che sono venuto da te... Sì, è un luogo che rende allegri, questo. Egli, veniva, si metteva qui in faccia al mare e cantava... Ah, e voleva portarci una donna... Vittoria, senti, bella...

Con le labbra ancora umide di vino cercò le labbra di lei, ed ella tremò lievemente, come tremavano le foglie alle carezze dell’aria e il mare al raggio della luna.