Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/271

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alzava, apriva la finestra e guardava l’Orsa per indovinare l’ora, aspettando invano il ritorno di suo marito.

— Sono troppo buona, — pensava, — gli lascio fare tutto quello che vuole e lui ne abusa. Dov’è, adesso? Non viene più nel mio letto quasi io sia un’appestata, e va da quella tisica... a respirare l’aria cattiva... Prenderà il male anche lui. Sì... è pallido, è turbato, sembra malato anche lui...

E sentiva una tristezza infinita; e qualche cosa le mancava, qualche cosa la riempiva, più grave e misteriosa della creatura che portava in seno: provava anche lei un ardore al petto, una sete inestinguibile; e le pareva di trovarsi davanti a una fontana e di prendere l’acqua nel cavo delle sue mani; ma l’acqua le sfuggiva fra le dita, ed ella non poteva, non poteva bere.

*

Così le sere passavano. In settembre il vecchio fattore di Santa Maria dovette andarsene, rifiutando sdegnosamente la proposta di rimanere come servo nello stazzo.

Non era mai stato servo, lui, ed era al suo predio che teneva, non al magro profitto che ne ricavava.

Coi cinquanta scudi d’indennità che gli diede Mikali comprò una catapecchia nel villaggio e una certa quantità di calce viva per pescare le trote nel rio Tancadu verso il mare, e con la scusa di andare a pescare le trote passava