Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/286

Da Wikisource.

— 278 —

anima mia: tu sola puoi fargli sentire la ragione, tu che lo hai raccolto come un mendicante. Egli va da Ciara, la rana dipinta, e questo lo sapevi e lo sopportavi... Ma quello che non sopporterai è che egli va anche da Ignazia, la tentazione nera. Taci, anima mia, non strillare... le grida non fanno nulla...

Vittoria, col viso sulla spalla della donnina, dava dei gridi rauchi, torcendosi come stesse per partorire.

— Oggi, poco fa, egli uscì da casa di Ciara e andò da Ignazia; e questo accade spesso. Ebbene, oggi è avvenuto uno scandalo. Ciara, appena Mikali fu da Ignazia, lo rincorse e le due rivali litigarono per lui, in sua presenza, disputandoselo come un pezzo di pane... Il vecchio fattore ha sentito tutto, ed è venuto da noi a sbeffeggiare. Adesso tu, anima mia, non fare scandalo, taci e quando Mikali ritorna parlagli come una donna pari tua deve parlargli. Egli non è idiota; egli ti darà retta, Vittoria, nipote mia.

Vittoria, sempre abbandonata sulla spalla di lei, pareva si convincesse e si calmasse; e rimaneva immobile e taceva.

— Vittoria, anima mia...

La donnina la scosse e nonostante le sue raccomandazioni di prudenza si mise a sua volta a gridare: Vittoria era svenuta e scivolava pesantemente dalla cassa, cadendo al suolo come morta.