Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/301

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tura più contenta; è come la serva che torna a casa sua col peculio che le permetterà di vivere libera; è come l’emigrante che torna col sacco pieno d’oro guadagnato onestamente.

A queste parole Mikali trasalì e si fermò: erano arrivati allo stradone e s’era già pentito di aver condotto via il frate mentre Battista poteva morire da un momento all’altro, ma si vergognava di confessare la sua debolezza.

Una volta tanto, però, sentiva il bisogno di dire a qualcuno la sua pena. A chi meglio di frate Zironi?

Frate Zironi per lui non era un uomo; era qualcosa di più e di meno; il cespuglio a cui ci si aggrappa scivolando giù lungo la china; il bastone raccattato per strada, la pietra ove ci si siede stanchi, il lume lontano nella notte; era il confessore di cui, passata l’ora dell’abbandono, ci si può anche burlare.

— Frate Zirò, — disse attirandolo accanto al paracarri, — vi ho fatto venir qui perchè devo dirvi una cosa; ma poi tornate subito là dalla meschina che può aver bisogno dell’opera vostra. Mia moglie non sta male e può aspettarvi. Io dunque devo dirvi... devo domandarvi un consiglio... Io voglio partire; voglio andare in America!

Il frate sollevò il viso e vide gli occhi di Mikali luccicare nell’ombra: lo credette ubbriaco.

— E ti pare adesso l’ora di parlare di queste cose?

— Mi pare, sì! Io voglio partire appena mia moglie sta bene. E voi appunto dovete parlarne