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mide e meravigliate, mentre il frate non cessava di pregare, nero fra i candelabri come una nuvola fra le stelle, e il fantasma della fanciulla piano piano taceva e si dileguava.
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Quando sentì il rantolo smorzarsi e cessare come un suono lontano, e udì il grido delle donne che annunziava l’arrivo della morte, entrò furtivo nella cameretta, appoggiandosi al dappiedi del lettuccio; e come aveva fatto con suo fratello, disse cose puerili alla fanciulla morta, ricordando tutte le promesse che le aveva fatto e non aveva mantenuto.
Ma ella aveva socchiuso gli occhi glauchi e lo guardava di là, di lontano; e gli sorrideva; finchè le donne le abbassarono le palpebre e con un cero spento le segnarono una croce sul viso. Poi qualcuno lo spinse fuori; ed egli se ne andò, inciampando come fosse ancora ubbriaco.
Anche nel suo stazzo c’era luce; la madre preparava il caffè, e sulla spalliera d’una sedia, davanti al fuoco, biancheggiava come una bandiera di pace un pannolino di neonato.
— Mikali, Mikali! Che cosa fai? — disse Marianna Zanche, sollevando gli occhi pieni di gioia e di rimprovero.
— Che c’è?
— Ebbene, hai un figlio... è nato poco fa, sarà mezz’ora...