Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/333

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sotto la zampa dell’avoltojo: la luna bassa sull’orizzonte gli circondava di un’aureola d’oro la testa grigia. Mikali gli appoggiava le mani sugli omeri e sentiva un folle desiderio di premerlo, atterrarlo, e nello stesso tempo di abbandonarsi su lui e gemere di gioia e di dolore.

Gioia per la speranza di non partire più, dolore per l’umiliazione di rimanere.

— Un uomo come me ubbidire a una donna!... Frate Zironi, fratello mio, padre mio, consigliatemi...

Ma il frate pareva diventato di legno, con l’aureola intorno al capo come i santi sull’altare: e così sparve, quando l’uomo lo lasciò libero, e nessuno lo vide più.

*

Quando Mikali rientrò, Vittoria stava ancora accovacciata presso la culla, nella camera silenziosa.

— Dorme? — egli domandò sottovoce guardando dall’alto il bambino. — Alzati, Vittoria, dobbiamo parlare.

Anche lei rimaneva immobile come il frate, con un braccio sopra la culla e l’altro abbandonato sul fianco fino al pavimento ove la mano giaceva inerte.

— Frate Zironi... — disse Mikali, afferrandosi nervosamente al pomo del letto. — Frate Zironi...

Voleva mentire, dire che il frate gli aveva comunicato l’adesione di lei; ma non potè. Ella