Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/86

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Sì, egli le sapeva; ma cercava di aggrapparsi ancora a qualche inganno, cercava di dare una tinta diversa dalla vera alla sua disperazione.

— È il tradimento, quello che mi dispiace, madre! Non dico per Vittoria: è donna e basta! Ma lui... Mikali, mio fratello! Proprio lui. Che gli ho fatto? Non gli ho voluto bene, io? Non l’ho cercato io, da bambino? Qui, su questo paracarri, venivamo di sera a sederci, a incontrarci di nascosto come figli di nemici. Rammentate? Gli portavo sempre qualche cosa. Una sera passò lui... nostro padre, e noi ci buttammo qui dietro il muro, nascondendoci, ridendo e tremando di paura. E adesso? Egli è là, vero? Dite, è là?

Sollevò la testa stringendo i denti, poi appoggiò la fronte sulla pietra: eccoli, li vede: sono abbracciati, all’ombra della casetta, tra i fiori dei giaggioli; li vede: sono uniti, la bocca sulla bocca, Vittoria nell’incavo del corpo di Mikali come dentro una nicchia. Chi può separarli? Neppure l’urlo del suo dolore, neppure il coltello che uccide. Dio, Dio, pietà! Ma neppure Dio può separarli. E cominciò a piangere silenzioso sulla pietra, mentre la madre, meno pietosa della pietra, non sapeva come questa raccogliere le lagrime di lui e tacere.

— È là, sì. È sempre là, come attirato da una malìa. Dapprima andava da altre donne: ultimamente s’era fidanzato con Maria Battista la povera orfana, peggio che orfana, pari a lui. Ed io ero contenta. La sorte li aveva avvicinati. Anche lei, Battista, piange per colpe