Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/90

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ecco il soldato steso ai tuoi piedi, tu puoi calpestarlo, basta che gli lasci lambire il tuo piede; e se gli prometti ancora una goccia d’acqua, un pezzo di pane, egli tradirà per te il suo destino, e suo padre e sua madre, e sè stesso.

— Domani mattina all’alba vado, m’inginocchio davanti a lei, non la lascio più, non la lascio più; m’avvinghio alle sue ginocchia; non la lascio più, non la lascio più.

Ma l’alba era lontana; e l’orgoglio piano piano tornava a sollevarsi, più feroce dopo la caduta, più forte, sempre più forte, più duro.

Ma anche l’altro, l’amore, lottava; aveva per sè tutte le astuzie, si copriva col velo nero del dovere: bisognava difendere Vittoria contro sè stessa, strapparla al suo destino. Non era la serva ottusa dello stazzo, lei; era soltanto cieca; bastava aprirle gli occhi, per salvarla. Ed ella lo avrebbe amato di più, per questo.

Ed ecco la luce lontana. Egli guardava stupito i vetri e gli sembrava che la luce non venisse dall’orizzonte, ma dalla profondità del cuor suo.

S’alzò, aprì la finestra. Bisognava andare, tornare indietro. Aveva sbagliato strada, la sera prima; tutti, anche i soldati più bravi possono sbagliarsi, al buio, nella nebbia; torna l’alba, però, e illumina le cose; la gente smarrita si orizzonta e ritrova la via giusta. Si pettinò; ma aveva l’impressione che la sua mano non fosse la sua. Tutto era spostato, tutto girava attorno. Le ginocchia gli si piegavano. Ed