Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/97

Da Wikisource.

— 89 —


— Nulla di nuovo è accaduto. Solo che la mia volontà si è maturata. Adesso vi prego ancora, padre; ma nella mia preghiera c’è anche la mia volontà. Vi prego, padre! Sapete quello che vi domando. Fatela ritornare qui. È tempo! Tutto è passato, ormai. Siamo in faccia alla morte.

— Siamo?

— Sì, siamo! Io e voi e lei. Sono malato più di voi; voi stesso l’avete detto.

— Cùrati!

— Padre, non scherzate.

— Non scherzo, Andrea. Tu, forse, scherzi?

— Ebbene.. Ebbene...

— Ebbene?

Andrea ansava, piegandosi su sè stesso, con le mani ferme al muro: tutte le viscere gli balzavano su, fino alla bocca, in uno spasimo d’angoscia.

— Ebbene... io non mi curerò, se voi non mi esaudite. Io morrò. Ebbene, sì; il figlio... suo figlio, resterà lontano, non rientrerà mai qui, certo, ed io lo rinnegherò. Ma lei, lei mia madre, lei deve ritornare qui, subito!

Il vecchio parve meditare, un momento. Abbassò gli occhi, tornò a sollevarli sfolgoranti d’odio.

— Andrea, è inutile. Tu lo sai.

E Andrea si protese verso di lui, intrecciando le mani supplichevoli e minacciose.

— Padre! È stato inutile fino a questo momento, lo so, lo so; ma ora non più. Ora voi direte sì. Voi mi contenterete. Voi siete mio padre, alla fine. Siete vecchio, siete davanti alla