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le tentazioni 165


Le sue rive bianche, sabbiose, erano invase da mentastri fioriti di violetto, e da veri boschetti di sambuchi e d’oleandri altissimi, fioriti i primi di ombrelle gialle, i secondi di mazzi enormi di rose, che si diramavano fino alle capanne e alle mandrie dell’ovile. Ad est, dietro un alto muro di cinta, annerito e cadente, fra una vigna distrutta e un oliveto inselvatichito, sorgeva una vecchia villa di mattoni, con a lato un campanile rovinato. In questa villa viveva tutto l’anno un servo del giovine cavaliere del Marghìne, che con la scusa di sorvegliare la tenuta e le tancas, ove pascolavano anche molti cavalli e puledri del padrone, non faceva nulla e rubava a man salva. Come usava ogni anno, Antine, per bontà del padrone col quale da bimbi erano stati amiconi e s’erano più di tre volte bastonati, doveva abitare una cameraccia della villa.

Le vacche fulve e rosse, e bianche macchiate di nero, e i cavalli neri e bai, dal pelame lucente sulle groppe poderose, pascolavano tranquilli fra le stoppie; un puledro bianco nitriva abbeverandosi nel fiume e grattandosi i fianchi in un oleandro. Un alito fresco,