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le tentazioni 197


Ma il giovine padrone non se ne andò, nè il domani nè il posdomani. Tre giorni dopo il suo arrivo giunse a spron battuto un servo del tutore, per informarsi se don Elia si trovava nella tanca, giacchè egli, al solito, era partito senza dire ove andava e perchè: portava inoltre una bisaccia di viveri, ma don Elia li respinse insolentemente.

— Di’ al tuo padrone che getti il suo pane e il suo presciutto ai cani. Io non ne ho bisogno. Va via, subito! Va al diavolo, tu e il tuo padrone. Se ti trovo un’altra volta sui miei calcagni ti faccio cacciar le viscere di bocca.

L’altro se n’andò mogio mogio; ma zio Pera lo precedette per un viottolo e gli fece scaricar la bisaccia in un sito deserto della tanca.

Don Elia continuò a menar vita allegra, passando le giornate con Minnai e con Antine, bagnandosi nel fiume, cantando e giocando. Con Antine mangiavano e dormivano assieme: correvano sui cavalli domiti, nuotavano, giocavano a carte e alla morra muta come due facchini. Il volto bianco e la bianca veste del cavaliere pigliavano una spiccata tinta polverosa; la garza rosea della paglietta era sbran-