Pagina:Deledda - Le tentazioni.djvu/241

Da Wikisource.

le tentazioni 235


temelo venir qui, Sant’Elia! — Vedi bene, fiorellino mio, egli ti odia anche nel sonno. È feroce, sai; ha in tasca un coltello lungo così. Non fidarti, piccolo giglio, dà retta a zio Pera.

Elia lo lasciò dire. Un sorriso vago, triste, gli errava sulle labbra ancor fresche ma pallide. Coi gomiti appoggiati sul davanzal corroso della finestra, davanti alla quale, in una notte lontana, aveva veduto piangere il povero Costantino, egli guardava verso il fiume, con gli occhi affascinati dalla luminosità dell’acqua riflettente il cielo grigio-perla. A che pensava egli? Quali visioni attraversavano quei puri occhi che non avevano mai pianto; quali pensieri correvano dietro quella, pura fronte che non s’era mai curvata sotto l’ombra del dolore?

Zio Pera lo fissava col suo occhio metallico e continuava a parlargli; nessuna risposta però, gli giungeva. Dovette andarsene via, scuotendo il capo e torcendo il collo. E pensava:

— È muto come una lumaca. Cattivo segno. Quel ragazzo guarda il fiume, quel ragazzo si ammazzerà, che Dio mi restituisca l’altr’occhio!

Zio Pera era un terribile profeta. Elia pen-