Pagina:Deledda - Le tentazioni.djvu/265

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nel regno della pietra 259


per forza la mano di zio Sidru, gliela baciò, gliela bagnò di lagrime.

— O ammazzatemi o perdonatemi, padre Sidru, io sono un’immondezza, calpestatemi come un’immondezza. Sarò il vostro mandriano, non toccherò più la mia sposa, sarò il vostro servo, davanti a voi non solleverò neanche le sopracciglia.

E tante e tante altre promesse. Zio Sidru era prudente e perdonò.

Tornarono alla vita antica. Boele si diede tutto alla caccia; saliva sui picchi più alti del Monte in cerca d’aquile, cacciava volpi, corvi, donnole, ogni razza infine d’animali. Ritornò allegro, e spesso Sidra lo udiva cantare una quartina che le dava un brivido di tristi ricordi:

Adios, Nugoro, adios,
Ca parto pro mind’andare,
E cando b’app’a torrare,
Sos mortos den esser bios;
Adios, Nugoro, adios1.

— Almeno sia! — ella pensava.

  1. Addio, Nuoro, addio, — chè parto per andarmene, — e quando ritornerò — i morti saranno vivi.