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Pagina:Deledda - Marianna Sirca, 1915.djvu/169

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La serva depose il lume sul cassettone e tornò verso il letto: aspettava che la padrona continuasse.

E la padrona continuò:

— È il mio fidanzato.

— È il mio fidanzato, — ripetè dopo un momento di silenzio. E si alzò a sedere sul letto, sgomentata di quello che stava per dire ma decisa a non tacere oltre. — È povero, è più giovane di me, è uno infine col quale io non potrei sposarmi pubblicamente. Non che abbia altri legami, lui; ma infine non possiamo unirci come fanno gli altri. Eppure è necessario che ci sposiamo, per la salvezza delle anime nostre, e anche per la salvezza della sua vita. Eppoi è necessario, Fidela, perchè se no possiamo morire in peccato mortale. Allora, ascoltami bene: io mi fido di te come di un uomo, Fidela; tu non parlerai; ascoltami.... abbiamo deciso di sposarci in segreto. Egli si è incaricato di trovare un prete che voglia sposarci in segreto. Volevo dirti questo.

La serva la guardava e non pareva sorpresa; solo si stringeva un po’ nervosamente il rosario intorno al polso.