Pagina:Deledda - Marianna Sirca, 1915.djvu/229

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si rifiuta ad ingannarla: no, non è il passo di lui.

Poi tutto fu di nuovo silenzio. Gli orticelli odoravano, con le loro umide aiuole di basilico e i rosmarini fioriti; dalle casette dei poveri salivano spire di fumo, voci vaghe di bambini lattanti; la vita pallida di ogni giorno s’acquetava intorno, si distendeva come una serva stanca che non ha sogni e non ha dolori. In qualche angolo della sua anima Marianna provava un senso d’invidia, per l’umile vita intorno, un senso di stanchezza per il suo sogno vano.

Avesse almeno potuto difenderlo, il suo sogno, salvarlo dai pericoli che lo minacciavano: ma neppure lei sapeva in che consistevano questi pericoli, e le pareva d’essere davanti a un muro e di consumarsi solamente le unghie tentando invano di arrampicarsi per guardare al di là.

D’improvviso sentì come un colpo al petto: le sembrò che qualcuno picchiasse al suo portone per avvertirla che il pericolo esisteva, che era vicino a lei. Si sentivano davvero dei passi, passi eguali, pesanti, pas-