Pagina:Deledda - Marianna Sirca, 1915.djvu/232

Da Wikisource.

— 225 —

la padrona si appoggiasse a lei, nel buio, nello smarrimento di quella ora penosa: Marianna però la spingeva, ansando un poco, ripetendo con voce sempre più bassa e più minacciosa:

— Vattene, vattene.

Quando riuscì a cacciarla fuori chiuse a chiave l’uscio e tornò presso la finestra: tremava tutta e batteva i denti: s’appoggiò al muro e si strinse la testa fra le mani; poi ricordò la promessa fatta a Simone, di non piangere mai, nè al momento del pericolo nè al momento del dolore: e stette nell’ombra, dritta, ma senza poter frenare il tremito convulso che l’agitava tutta. Poi a poco a poco si calmò, d’una calma triste, cosciente. Tutto adesso le appariva chiaro come fosse giorno e la luce della realtà illuminasse ogni cosa. Era tradita; aveva cominciato a tradirsi da sè, rivelando il suo segreto: perchè anche gli altri non dovevano tradirla? E Simone non tornava perchè fra loro due ormai sorgeva il muro della malizia umana.