Pagina:Deledda - Marianna Sirca, 1915.djvu/236

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l’altro di rocce, tra un fitto e l’altro di bosco, ondulava come acqua e rifletteva l’azzurro del ciclo, l’ombra delle nuvole.

E su dai monti verdi e azzurri dell’orizzonte le nuvole di primavera spuntavano di continuo come germogli; sbocciavano, s’aprivano, si sfogliavano; volavano via, come petali grandi di rosa spinti e sciupati dal vento.

Un silenzio indicibile rendeva più intensa la dolcezza del paesaggio; e se un toro muggiva o i cani abbaiavano parevano voci lontane di mostri, ripetute con meraviglia dall’eco; e tutte le cose intorno ascoltavano sorprese che oltre il lieve mormorio degli alberi al vento altre voci esistessero.

Marianna si sentiva come disfare nel silenzio, nei ricordi: aveva l’impressione che non sarebbe più tornata alla sua prigione di Nuoro: e questo, per il momento, le bastava.

Il padre la guardava di sfuggita, di lontano: sapeva che Simone non s’era più lasciato vedere e che tutto sembrava finito. Ma non se ne rallegrava; il viso di Marianna non gli piaceva: eccola lì taciturna, all’om-