Pagina:Deledda - Marianna Sirca, 1915.djvu/273

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geva sulle ginocchia di lei, e di questo dolore e di questa umiltà si formava la propria gioia.

E lottavano fra loro, le due parti di lui, s’ingiuriavano, soffrivano, si sollevavano e ricadevano avvinte nella lotta, stanche ma pronte a risollevarsi e a ricadere.

Così quando vide tornare Costantino, non discese alla grotta: non voleva apparire debole, lui; non voleva mostrare che aveva atteso. Intanto attendeva, palpitando, con la speranza che il compagno lo cercasse; e poichè Costantino non si moveva cominciò a ingiuriarlo fra sè per la sua indifferenza. Si decise a scendere solo quando l’alba imbiancò le cime degli alberi e la luna, come l’altra volta, si sfogliò come un narciso nell’acqua della fontana.

Costantino dormiva, quieto; aveva il rosario attortigliato al polso e per svegliarlo Simone prese la crocetta e tirò: la mano inerte si sollevò e parve la prima a svegliarsi.

Simone ricordava ostinatamente l’altra volta e, suo malgrado, provava un senso di gioia in fondo al cuore aspettando che il compagno gli descrivesse il dolore di Ma-