Pagina:Deledda - Marianna Sirca, 1915.djvu/300

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Perchè uno che è stato sempre povero, come me, non sa il valore delle cose: e così l’ho sperperato, il tesoro che tu mi avevi dato. L’ho disperso, l’ho buttato fuori dalle finestre della mia casa! È giusto, adesso, che tu debba andartene: perchè non hai più nulla; non abbiamo più nulla; Simone, cuore mio. E volevo ancora di più, da te. Tu avevi ragione, di dirmelo. Volevo anche la tua libertà, e volevo essere sposata, misera ch’io ero, volevo l’anello, da te, l’anello che non esiste se non dove finisce l’arcobaleno. Misera me, volevo il tuo sangue, la tua vita: ed ecco che me li hai dati, come avevi promesso, il tuo sangue e la tua vita, Simone, cuore mio. Avevano ragione le tue sorelle di diffidare di me.

Al ricordo delle sorelle forti di lui, il pianto le sgorgò finalmente dagli occhi; ma nell’angoscia stessa trovò un senso di sollievo, e le parve che le sue lagrime, bagnando il viso e le mani di Simone, riuscissero a rianimarlo. Egli infatti mosse lievemente la punta delle dita.

Ella si sollevò, rivide tutto intorno, la stanzetta solitaria rischiarata dal piccolo