Pagina:Deledda - Marianna Sirca, 1915.djvu/305

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cosa e dell’altra. Infine si lasciò cadere seduto, con le spalle appoggiate ad un tronco, e sospirò forte: era lui il vinto, il ferito, lo sentiva bene; eppure provò un senso di sollievo ad abbandonarsi così.

Il grumo di fiele che gli si era accumulato entro il cuore, in tutto quel tempo di odio, si scioglieva, se ne colava via per la ferita. Ecco, non sapeva perchè, ma non odiava più: il dolore di Marianna e il sangue di Simone saziavano il suo lungo dolore, la sua umiliazione. Era quieto, adesso, come il creditore soddisfatto.

Eppure dopo un momento di riposo la passione tornò ad investirlo. In fondo non aveva rinunziato a Marianna; credeva d’essere sincero quando pensava a difenderla contro sè stessa; ed ecco adesso la vedeva curva su Simone, intenta a tirarlo su, a richiamarlo in vita. Balzò e tornò indietro.

Tutto era quieto sotto il chiarore della luna; il rumore del torrente risuonava fievole come se l’acqua si fosse addormentata e mormorasse in sogno, e nella tanca di Marianna l’usignuolo non smetteva di cantare.