Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/114

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Borrotzu e le altre donne benestanti sorridevano pietosamente e dicevano:

— Uno può guadagnare quanto vuole, se non ha le provviste in casa, venutegli dalle sue terre, non sta mai bene, non mangia mai a sazietà!

*

Tutti i giorni Lia scriveva a Justo.

«Sono qui, nella cameretta solitaria, ove ho passati gli anni desolati della mia inutile fanciullezza. Salvador dorme, in un lettuccio che la zia Gaina aveva già preparato accanto al mio: il suo sonno è profondo; eppure egli di tanto in tanto si scuote e ride, d’un riso flebile, sereno, che par venga da un mondo remoto ove tutto è gioia. Era ben stanco, e durante la giornata ha fatto quasi impazzire la zia, che tuttavia è venuta poco fa a vederlo, ed lui appeso alla finestra una falce perchè i vampiri s'indugino a contarne i denti e così non entrino in casa nostra. Anche in questo momento essa mi avverte di smorzare presto il lume perchè non entri la Tentazione. Mio caro Justo, nulla qui è mutato, dunque; mi par di vedere ancora una figurina nera disegnarsi sullo sfondo azzurrognolo della finestruola: la luna nuova le pende sul capo come un diadema, e le stelle scintillano attraverso i suoi capelli. È Lia che so-