Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/171

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sentirsi tranquillo, formar parte di quel paesaggio grandioso e solitario cullato dal rombo del mare.

Immobile, quasi addormentato, egli ricordava, le vicende della sua vita come non le aveva mai ricordate: con calma, senz’odio per i suoi nemici, senza paura del loro odio. Perchè tormentarsi? Bastava chiudere gli occhi, lasciarsi coprire dall’onda dell’oblio....

L’arrivo di Lia e dei bambini lo scosse dal suo dormiveglia: tuttavia rimase immobile, nella sua nicchia d’alghe, e senza esser veduto seguì con gli occhi i movimenti della giovine vedova. Tanto lei che i bimbi erano scalzi e indossavano lunghi accappatoi bianchi: e bastò che Lia lasciasse cadere il suo per apparire in un costume da bagno scollato e senza maniche: la tela nera aderiva come una seconda pelle al suo corpo agile, ed ella sembrava meno alta del solito ma più giovane, bella d’una bellezza senza artifici, quasi primitiva.

Salvador si buttò subito nell’acqua, scomparve, riapparì, guizzante come un pesce, coi capelli sul visetto pallido e lucente: Nino invece aveva paura e Lia dovette prenderlo per mano e bagnargli le spalle e tirarselo addietro aggrappato a lei come un piccolo naufrago. Ella rideva e gli versava l’acqua sui capelli, che si coprivano come d’una crosta d’argento: egli gridava di piacere e di terrore e a misura che l’acqua