Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/183

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di una indicazione o per dar sfogo a un impulso momentaneo.

Una mattina ai primi di novembre Lia entrò per portargli il caffè e come al solito s’avvicinò alla finestra per aprire gli scurini. Attraverso i vetri appannati brillava, come attraverso un velo di perle, lo sfondo luminoso del cielo; era una pura giornata dell’autunno romano e anche i rumori che vibravano chiari nell’aria avevano qualcosa di allegro. Nel tepore del suo letto Piero Guidi ebbe per un momento l’impressione di dolcezza provata in riva al mare, e la figura di Lia, tutta nera nel mattino azzurro, col suo bel viso pallido chiuso dalle bende dei lucidi capelli bruni, gli apparve di nuovo circonfusa di poesia.

— Comincia a far freddo, — ella disse, avvicinandosi per versargli il caffè.

Allora egli le prese La mano e gliela strinse mormorando:

«Che gelida manina....»

Pareva scherzasse: ma i suoi occhi cercavano quelli di Lia e lo sguardo era carico di dolcezza e di desiderio: ella corrugò la fronte, lo guardò minacciosa e uscì. Ed egli non ritentò la prova.