Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/269

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— Il male è superiore a noi, è fuori di noi, e spesso ci assale a tradimento, come un nemico in agguato.

— Non è vero! O almeno non è vero nel nostro caso. Che male può esserci nella nostra amicizia, se io ho stima e rispetto di lei, ed ella ha fiducia in me? Abbiamo vissuto per tanti mesi estranei e nemici; perchè non possiamo d’ora innanzi essere il contrario?

La guardava coi suoi occhi cangianti, dolci e teneri a momenti, a momenti freddi e minacciosi: e a Lia pareva che egli volesse dirle:

— Se avessi voluto, se volessi, non potrei farti del male?

Invece, se per caso si trovavano vicini, egli prendeva subito un atteggiamento da protettore: così alto curvava un po’ il viso sul viso di lei, e le sue mani bianche ed agili, mani da carezze, non tentavano, qualche volta, che di stringer le mani di lei.

L’illusione che fra un uomo e una donna giovani e soli possa esistere un amore ideale, e un’ebbrezza fatta, non di passione, ma di orgoglio, di sicurezza delle proprie forze, sostennero Lia fino al giorno della partenza. Ma una mattina ai primi di luglio — avevan dovuto ritardare la partenza a causa degli esami di Salvador — Piero Guidi accompagnò la famigliuola alla stazione, comprò i biglietti, s’incaricò di collocare bene le valigie e i bambini. Il portiere