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raglia fatta di corpi umani insensibili, e sollevava gli occhi per vedere il cielo, corno un prigioniero dalla sua cella. Ma dopo lungo andare si trovò improvvisamente libera in un grande spazio chiaro rallegrato da un rumore d’acque, e chiuso in alto da una fila d’alberi e da un orizzonte vaporoso.
— Piazza del Popolo: il Pincio, — annunziò lo zio Asquer.
Salirono, lenti e stanchi, e sedettero su mia pietra sporgente da una nicchia, davanti a un paesaggio orientale con palme e alberi violetti su uno sfondo di cielo argenteo.
Lia sentiva un lieve capogiro; ma la gioia di muoversi, di veder ad ogni istante cose nuove, vinceva ogni altra impressione. Rientrata a casa si buttò stanca morta sul suo tettuccio, con gli occhi ancora abbagliati dallo splendore del crepuscolo e dei lumi, e le parve di essere tornata bambina, quando sognava di trovarsi galleggiante sul mare, col viso rivolto in su: era lo stesso terrore, lo stesso piacere; una ebbrezza di luce e di spazio, la sensazione del pericolo, della solitudine infinita, e la speranza di un aiuto sovrumano.