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ci faceva paura co’ suoi enormi baffi rossi, con la sua voce grossa: ci sgridava in eterno, trovando malfatti tutti i nostri lavori, tutte le nostre azioni... Conoscevo il suo passo, e Franceschino mi diceva: — Ecco il Dottor Diavolo! Scappa, scappa!

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Anche nel salotto non c’è più nulla: che ne avranno fatto dell’elegante, benchè non ricchissimo, mobilio del nostro salotto? Se potessi ricomprarlo lo pagherei al doppio, al triplo.

Tutto è desolazione, oscurità, tanfo in questa stanza, una volta sì gaia, sì ricca di luce e di fiori.

La tappezzeria cade a brandelli dalle pareti, le cornici sono tutte guaste, i mattoni lucenti del pavimento sono screpolati, pieni di muffa, sporchi.

Ma perchè i padroni lasciano così deperire questa casa? — Sulle prime avevo sentito una specie di gioia nel sapere che non v’era nessuno: ora però sento che non avrei provato una così triste impressione se avessi trovato queste stanze abitate, mobiliate, pulite, piene di vita e di luce... almeno il salotto, mio Dio, la stanza che esigeva tutte le nostre cure d’un tempo, che veniva ammirata da tutti i nostri visitatori, che raccoglieva tante memorie di mia madre...

Oh, se la mamma, se il babbo rivedessero in questo stato il salotto si caccerebbero le mani nei