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sogni — o realtà — o gioie e dolori — vi ricordo tutti: — perchè egualmente non posso raccontarvi?

I miei occhi corrono di rupe in rupe, di cima in cima, di bosco in bosco; i miei pensieri volano di memoria in memoria, ai giorni nei quali anch’io vagai fra quelle rupi, in quelle campagne, farfalla spensierata, compagna d’oltre fanciulle, forti ed allegre come lo era io, che forse ripensano a quei giorni, guardando queste montagne con gli stessi rimpianti che lacerano il mio cuore.

La sera si avanza: una forza arcana mi inchioda in questa camera, in questa finestra che non ho il coraggio di lasciare. L’ombra vela tutto. Tanto meglio! — Fra le tremule ed oscure ombre mi pare di rivedere la mia camera come lo era dieci anni fa: mi pare che io non sia più così grande come sulle prime mi pareva — che tutta la mia vita sia un sogno, un’immaginazione: che sia ancora la piccola bambina d’un tempo, che mormorava la preghiera della sera inginocchiata sullo sgabello, vicino alla finestra, con gli occhi immersi sulla profondità dei cieli azzurri e tranquilli come l’anima sua: la fanciulla che meditava un bozzetto al chiaro di luna, sempre accanto alla finestra, sullo stesso sgabello, non più gli occhi fissi sui firmamenti, ma vaganti fra le ombre del bosco, sulle montagne brune...