Pagina:Deledda - Nell'azzurro, Milano, Trevisini, 1929.djvu/29

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vita silvana 25


dicine. Zio Francesco aveva accettato la parte d’infermiere perché il più affezionato amico di Bastiano: prese la ricetta e partì. Azzo e la bambina sedettero lontani dalla capanna, sui massi coperti di muschio, all’ombra dei grandi alberi. Il sole volgeva al tramonto, Cicytella singhiozzava e il giovine si domandava se non sognava. Dalla sua infanzia in poi non era più stato in campagna.

— Come ti chiami? — domandò a Cicytella.

— Cicytella!

— Vuol dire Franceschina, non è vero?

— Non lo so, mi chiamo Cicytella e il mio babbo che muore si chiama zio Bastiano! Oh, come farò, come farò io se il mio babbo muore?

— Non morrà, via, non piangere così, bambina: non è forse stato altra volta malato?

— No mai, mai! Babbo muore; non è vero che muore?

— Ma non hai mamma, non hai parenti? Vivete sempre in campagna?

— Sì, viviamo sempre in campagna. Non ho mamma, io, i nostri parenti sono pochi e non li conosco, eppoi il nostro villaggio è lontano.

— Come potete vivere in campagna? Sempre? — domandò il medico guardando melanconicamente la verde solitudine della montagna, ricordando