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finestre. Cicytella, trovandosi ricca, aveva pensato di crearsi una vita agiata, aveva comunicato la sua idea a zio Francesco, senza i cui consigli non faceva mai nulla, e lui l’aveva approvata. Aveva fatto di più; aveva cercato lui il muratore, aveva lui diretto i lavori. E un mese dopo Cicytella, agli altri possedimenti aggiungeva la sua casa! Aveva, è vero, speso assai, ma che festa quando poté affacciarsi alla sua finestra, quando poté contemplare da lontano l’effetto pittoresco di quella casetta grigia e rossa fra il verde del suolo e il verde degli alberi. Ed era sua. Non contenta di ciò, volle anche ammobiliarla.

La prima stanzetta la lasciò per cucina, con gli arredi della vecchia capanna; nella seconda vi mise il suo bravo letto, la sua brava sedia, il tavolino e gli eleganti quadretti regalati da don Martino; e sul davanzale della finestra una cassettina di legno con una pianta di garofani che in breve diventò grandissima.

Là la sua vita trascorreva felice, tranquilla, fra gli azzurri ed immensi silenzi del bosco, solitaria, senza ricordi dolorosi del passato, senza inutili speranze per l’avvenire. Cicytella si sentiva forte, abituata ai lavori del pastore, contenta della sua vita, contentissima della sua casa, dove riceveva di tratto in tratto le sue amiche vecchie e giovani che