Pagina:Deledda - Nell'azzurro, Milano, Trevisini, 1929.djvu/61

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vita silvana 57


biarono un lungo sguardo. Un perfetto silenzio, l’azzurro e scintillante silenzio degli ardenti meriggi, regnava sulla montagna.

Il pittore provava uno strano peso alla testa, come se il sonno, un sonno profondo e voluttuoso, lo costringesse a chiudere gli occhi. E li chiudeva infatti, ma d’un tratto si scosse tutto, spalancò gli occhi e si drizzò a sedere. Aveva veduto Cicytella rivolgergli uno sguardo, forse istintivo, ma l’espressione di quello sguardo l’aveva colpito profondamente. Guardò a lungo il viso della bambina, si passò una mano sulla fronte ed esclamò:

— Vieni qui, Cicytella, siedi accanto a me: e lei, don Martino, ascolti la spiegazione delle mie parole circa l’esistenza di Dio... — Sorrise, accarezzò le guancie della bambina, e chiamato zio Francesco gli fece alcune domande.

***

Un quarto d’ora dopo ecco il bizzarro quadro che tutti quei personaggi rappresentavano.

Giacomo era svenuto: steso sull’erba, col capo appoggiato alla sella del cavallo, i capelli biondi e ricciuti sparsi in disordine sulla fronte bianca e fredda come il marmo, le labbra gelide e leggermente contratte, egli pareva morto.