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nascondere il suo turbamento, dimenticare, sfuggire alle paure stravaganti che l’assalivano; e vagò ancora pel bosco, pei viottoli, lungo l’argine battuto dal sole; ma la paura l’inseguiva sempre come la sua ombra.

— Egli non mi perdona; egli non mi scrive. Al suo posto avrei fatto lo stesso. Vuol punirmi, col suo silenzio. O verrà egli stesso a riprendermi. Mi costringerà... La moglie deve seguire il marito. Altrimenti egli potrà chiedere la separazione legale. Che farò io, allora?

Per orgoglio ella non voleva ancora apertamente confessare a sè stessa che se Antonio la costringeva a ritornare immediatamente con lui, ella lo avrebbe seguito, pur di farsi perdonare; ma a misura che le ore passavano il suo orgoglio si piegava, si rammoliva: i ricordi la assalivano con tenerezza struggente; il pensiero di dover perdere senz’amore i più begli anni della sua giovinezza la rattristava quasi morbosamente.

— Ma perchè non ho pensato a tutto questo, prima? — si domandava. Ma poi ricordava di averci pensato, così vagamente, però, così leggermente che questi timori non le avevano impedito di commettere la sciocchezza commessa. D’altra parte ragionava così:

— È il mio carattere, formato di malcontento e di contraddizioni, che mi spinge e risospinge come un’onda... Perchè, dopo tutto, ho cambiato così presto parere? Se io ritorno a Roma mi pento subito di non aver compiuto il mio progetto, che forse è migliore di quanto io penso.

— Ecco, anch’egli forse lo ha trovato ragionevole, ma non osa ancora scrivermi che lo