Pagina:Deledda - Nostalgie.djvu/188

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tonio per lei era ben cieco e ben vile, e in fondo all’anima ne provava una triste soddisfazione.

Camminavano sempre, riavvicinandosi al villino, così attratti dal loro colloquio meschino, che non s’accorgevano più del mistero della notte calda e dolce, del paesaggio attraversato dal fiume incolore, dell’orizzonte scuro, sul quale il bosco si profilava immobile e nero come in un bassorilievo di bronzo.

Di tanto in tanto brillava solo il lume violetto di qualche bicicletta, che passava silenziosa, preceduta da una enorme farfalla d’ombra: e solo qualche voce, a intervalli, vibrava nel silenzio e nell’immobilità delle cose dormenti: nell’aria scura, tiepida e molle come un velluto, aleggiava l’incanto d’un sogno di dolcezza, di voluttà; ma i due giovani sposi non sentivano più quell’incanto, Antonio tutto infervorato nei suoi piccoli progetti per l’avvenire, Regina vinta da un senso di pietà per l’uomo che il suo capriccio aveva così meschinamente, così profondamente mutato.


III.


Ritornarono a Roma verso la metà d’agosto, e cambiarono appartamento: il mezzanino era veramente splendido, ma uno dei salotti rimase per un po’ di tempo sprovvisto di mobili.

— Affittiamo una camera, — propose Regina.