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natìo, andasse a raccogliere nel suo quaderno le cose più brutte della vita, fossero pure calunnie?


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Antonio rientrò verso le sette.

Come in una sera lontana, la tavola apparecchiata attendeva; l’andito era tutto fragrande d’odore di carciofi fritti, e Regina, appena spogliatasi, segnava la lista della spesa per l’indomani.

Antonio andò subito verso Caterina che s’era svegliata, la prese fra le braccia e sedette con lei vicino alla finestra. Di sera, al lume delle lampade, Caterina era sempre più vispa e lieta del solito.

— Come i gattini, — diceva la balia.

Quella sera la bambina, che pareva nutrisse una grande ammirazione per il padre, stette a guardarlo lungamente, poi gli mostrò un piedino ancora calzato con la scarpetta nuova.

Antonio capì l’intenzione della bimba.

— Siamo già civettuole, eh! Abbiamo le belle scarpine e le facciamo vedere? — disse, scuotendo la testa e prendendo il piedino entro la sua mano.

Ma Caterina s’annuvolò, aggrottò terribilmente le sopracciglia d’oro, e fece uno sforzo per liberare il piedino: vi riuscì, ma la scarpina si slacciò e cadde. Allora il giovane padre si curvò, e non senza molte difficoltà rimise il piedino caldo e palpitante entro la scarpetta, rivolgendo alla bimba delle frasi che, direbbe Balzac, a leggerle sono ridicole, ma in bocca