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— Non vengo perchè mi pare e piace di non venire: non ho da riverire nessuno, e sarebbe tempo che anche tu la finissi. Hai forse più bisogno di servire? Se è vero che i nostri affari vanno tanto bene, — ella proseguì, con evidente amarezza, — perchè...
— È impossibile discutere con te, — egli la interruppe animandosi. — Sei sempre irragionevole.
Egli partì a mezzogiorno: nel pomeriggio Regina andò a fare una delle sue rarissime visite alla suocera, e poi rimase anche a pranzo e rivisse, ma con ben diversi sentimenti d’allora, nel quadro che tanto l’aveva disgustata. Pensandoci bene si domandava perchè quel quadro le era parso tanto volgare: se non altro come tipi i personaggi erano, o almeno ora le sembravano, interessanti.
Arduina e Massimo, la prima con vero odio, il secondo con disprezzo verso la prima, discutevano di autori celebri; Gaspare raccontava le disgrazie coniugali d’un suo ufficiale di scrittura, il signor Mario si stuzzicava i denti, la signora Anna narrava le terribili vicende della sua serva: tutto ciò, una volta tanto, era divertente. Il pranzo era squisito; si bevette, si rise; venne Claretta, si guardò nello specchio, civettò con Massimo ed anche con Gaspare.
Infine, nulla era mutato attorno, eppure Regina non si annoiò. Claretta era meno elegante di lei, e la signora Anna provò una soddisfazione tutta materna nel constatarlo; poi chiese alla nipote perchè non si pettinava come Regina.
— Sto meglio così, — disse la signorina, ac-