Pagina:Deledda - Nostalgie.djvu/299

Da Wikisource.

— 289 —

mantiche: una fantasia da passeggiata poetica, al tramonto, lungo un viale tracciato attraverso un paesaggio primaverile.

Altra cosa era la vita! Altra cosa la realtà, brutta e nuda, ma almeno sincera, simile a una donna brutta che non cerca d’ingannare nessuno.

Via, via ogni velo, via ogni abito macchiato: bisognava intendersi, squarciare ogni finzione anche se generosa e ideale.

Mentre nella sua mente balenavano rapidamente questi pensieri, Antonio diceva:

— E tu sapevi tutte queste cose e tacevi? perchè? Non riesco a spiegarmelo. Capisco finalmente certe cose; il tuo umore terribile dei giorni scorsi, le allusioni, la tua ostinatezza a non voler venire ad Albano. Ma non riesco a spiegarmi il perchè del tuo silenzio. Ah, come è brutto tutto ciò! Come è brutto, come è brutto! — egli ripetè. — Certo, la gente è maligna, e anche d’una malignità che sarebbe mostruosa se non fosse ridicola. Del resto non bisogna poi farci tanto caso: hai ragione tu. In una città come Roma, poi, dove tutto pare possibile... e nessuno crede a quanto si dice...

— Bisogna invece farne caso, appunto perchè in una città come Roma tutto sembra possibile, — disse allora Regina. — Per me... poco m’importa, ma figurati che la calunnia arrivi alle orecchie di mia madre, lassù, in quell’angolo di provincia ove le cose più piccole sembrano enormi. Mia madre ha sofferto molto; ma nessuno dei suoi dolori potrebbe paragonarsi a questo.

— E tu credi che mia madre non soffrirebbe