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Pagina:Deledda - Nostalgie.djvu/82

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— Avrò forse un salotto per riceverle? — rispose Regina con quella sua voce fredda, che gelava il cuore del marito.

Egli tacque, colpito. Arduina non comprese.

— Il tuo salottino sarà piccolo: vuol dire che farai poche conoscenze. Ma dalla principessa, sì, verrai: è anche nell’interesse di tuo marito.

— No. Non so cosa farmene delle tue principesse, — disse Regina; ma poi si pentì, ricordò il voto fatto pochi momenti prima, rise, scherzò, mise sottosopra tutto il salottino, e promise ad Arduina di accompagnarla l’indomani da suo zio senatore.

— Gli dirò che sono una poetessa, e lo pregherò di procurarmi un’udienza dalla Regina.

— Cara! — disse Arduina in estasi. — Sì! sì! Andremo assieme.

Ma Regina fece un gesto da monello, agitando la mano a ventaglio, col pollice sulla punta del naso; e l’altra rise, ma si convinse che sua cognata, era mezzo matta.

Il giorno dopo andarono dal famoso zio senatore che era poi un cugino in secondo grado della madre di Arduina. La scrittrice s’era abbigliata con cura: abito di seta nera, che le faceva molte pieghe sulle spalle ed anche sul davanti; cappello di paglia gialla guarnito di papaveri, e un boa di piume così sottile e pelato che faceva voltar la gente a guardarlo. Accanto a lei Regina, anch’essa vestita di nero, con l’immancabile cravatta, sembrava quasi bella.

Lo zio senatore abitava in via Sistina, ad un quarto piano. Ciò confortò molto Regina.