Pagina:Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu/127

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— È di moda, adesso, difendere il leone. Buono, generoso, non attacca, anzi fugge l’uomo, a meno che non si tratti di difendersi. Ha persino paura delle spine. La sua terribilità consiste nella forza strapotente che Dio, o la natura, gli ha donato. Non esiste, negli animali, forza maggiore. Ma vedi come la natura è provvida: quando per nutrirsi o per difendersi il leone dà l’assalto alla sua vittima, sia pure, mettiamo, un poderoso vitello gli rompe con una sola zampata la spina dorsale, in modo che lo uccide immediatamente, senza farlo soffrire: poi gli succhia il sangue dalla gola, perché, anzitutto, ha sete, la famosa sete desertica: inoltre, pare gli piaccia la carne dissanguata. La faina, invece....

— Non hai storie più allegre, da raccontarmi, stasera? — dice l’amico, un poco stanco per la lunga giornata d’ufficio, ma pur beato della sua pipa, della tranquillità della saletta da pranzo, e sopra tutto della pre-