Pagina:Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu/157

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Fino a quel giorno, i due fratelli Corsini erano sempre andati d’accordo, specialmente nel fare birbonate. E avevano appunto finito di commetterne una, nel castagneto, sotto l’albergo che li ospitava con la loro famiglia, quando, scendendo precipitosa, ma non molto, lungo il rivoletto col quale pareva misurare la sua corsa, apparve una signorina vestita di bianco. I Corsini notarono subito i suoi piedi grandi, entro le scarpe di camoscio, e le nude gambe di bronzo dorate di una lieve peluria; ma a misura che ella scendeva e si alzava davanti a loro, piccoli ed esili, un senso di ammirazione quasi panica li irrigidì. Il più grande si fece pallido: la smorfia che già fioriva sulla bocca del più piccolo sfumò in un sorriso melenso: poiché da quel piedestallo di gambe maschie si slanciava un bel corpo, pieno ed agile nello stesso tempo; c dal collo perfetto sbocciava una testa meravigliosamente infantile. Anche lei si fermò, senza troppo badare a loro, e si guardò attorno, in basso e in