Pagina:Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu/160

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Rimasti soli, il maggiore batté la mano sulla spalla del piccolo: parve dirgli:

— Oh, fratello, e adesso che cosa si fa?

— Aspettiamo un momento.

Aspettarono, piegati sopra il mucchio di foglie, ma con gli occhi rivolti in alto, donde scendeva, fra due bordi vellutati di musco, il rivoletto azzurro. Ma l’apparizione non tornava. Stanco di aspettare, il fratello minore disse:

— Lasciamo tutto così. Dopo colazione, magari, si torna.

L’altro sogghignò:

— Davvero? E se intanto qualcuno scopre la cosa?

— E lascia che scopra. Noi si dice di no.

— Davvero? E allora viene accusato qualche altro. E io non voglio. Tu sai che in questo luogo è severamente proibito di molestare e di uccidere le bestie. Un giovinetto che aveva sparato contro gli uccellini è stato pregato di lasciare l’albergo. Figurati poi se sanno che è stato ucciso un leprotto!

Il piccolo cercò una fronda e la sbattè con una certa insolenza contro il fratello.