Pagina:Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu/215

Da Wikisource.


Durante la notte aveva piovuto: adesso, nella rinnovata serenità del mattino, il tratto di spiaggia che noi si frequentava, smosso, ma egualmente lucido, pareva una distesa di frumentone appena sgranato messo ad asciugare al sole. E il sole, a misura che saliva verso lo zenit, lo rendeva compatto, sempre più brillante nella sua filigrana d'oro argenteo. Tanto che si finì con l'abbandonarcisi su, come al solito, godendoci anzi il suo tepore lievemente umido, non più arido, ma come vegetale. E la spiaggia si animò d'un tratto, con più delizia del solito.

Dalle lontananze verso Ravenna si avanzò la figura rossa di una donna, che aveva nello stesso tempo la mansuetudine veloce del cammello e la sveltezza rapace della zingara. Con un pesante carico sulle spalle, e cassette e sacchi in mano, pareva venisse dall'antica città, con un tesoro rubato a qualche principessa bizantina. Infatti quando depose e snodò sulla sabbia il suo prezioso fardello, iniziando una lenta sapientissima