Pagina:Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu/241

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ed i lentischi, per rileggere i capi d’accusa che stroncavano la mia opera appunto come quella di un malfattore.

I colpi più giusti ed inesorabili della denunzia prendevano naturalmente di mira gli errori di grammatica: ma non questo era il maggior dolore: il dolore che mi uccideva era il vedere stroncate e calpestate le mie povere creature: neppure una si salvava dall’eccidio, ed io ero lì, con loro, la più maltrattata e rotta.

E il colore tragico della disavventura prendeva toni più foschi dal fatto che la lettera, si diceva, era stata scritta da una donna.

*

Toccava però ad un’altra donna rendermi subito giustizia.

Come nei sogni che aboliscono il tempo e la distanza, ma anche con quella luce di angoscia misteriosa che illumina i sogni e fa sentire all’anima sopita la vanità della visione, mi rivedo sul ciglione sopra la valle pietrosa, poco distante da certe rocce scavate e con le aperture basse che non mi permettevano di penetrarci; le domus de