Pagina:Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu/253

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Sognavo di essere appena uscita da una clinica, dove per lunghi giorni ero stata tra la vita e la morte. La gioia di vivere ridestava in me un senso di rapida e leggera fanciullezza; camminavo in punta di piedi, sentivo odore di alba e di rose nella strada asfaltata che per la doppia incessante corsa delle automobili scintillava e tremava tutta come un ponte sospeso sul fiume glauco del crepuscolo.

A casa non mi aspettavano ancora. Che felicità, per i miei ragazzi, rivedermi al posto della mensa da tanti giorni vuoto! Mio marito prenderà dalla cantina la sua più antica bottiglia. Per completare la festa penso di portare anch'io qualche cosa: ed ecco mi si apre subito a fianco la vetrina luminosa e fragrante di una pasticceria. Entro. Una strana coppia, un uomo e una donna che si rassomigliano perfettamente, grassi, rossi, calvi entrambi, con gli occhi di pistacchio, si sporgono verso di me dal banco