Pagina:Dell'oreficeria antica.djvu/25

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antichi al tutto diversi; si valsero di nielli, del bulino, della cisellatura, del getto, e dei più svariati smalti. Sicchè le opere loro riuscirono vaghissime, dove la materia preziosa era vinta dal lavoro libero e spontaneo dell’artista, senza che punto ricordasse nè i disegni nè i metodi propri dell’antichità.

Ma insin dal tempo di Michelangelo cominciando a corrompersi la pittura, la scultura e l’architettura, anche l’oreficeria seguitò lo stesso andazzo. Nel secolo decimosettimo era già in compiuto decadimento, e perdeva ogni qualità, e direi così, ogni rimembranza di buon gusto sotto la funesta dominazione degli Spagnuoli e degli Austriaci. E peggiorando a mano a mano ognor più e quasi derisa pel goffo tentativo di romanismo, o vogliam dire mal condotta imitazione dello stile romano in opere d’arte, messa innanzi per alcun poco dai Francesi al finire del secolo passato, venne perdendo fino ai tempi nostri ogni carattere artistico per divenire schiava del capriccio e della moda, e rimanere una delle fonti o dei rami di solo traffico, e di misera speculazione.


IX.


Nei primi anni del secolo presente si tentarono a Napoli alcune prove per copiare esattamente gli antichi lavori in oro. L’orefice Sarno capitanò cotesta scuola, la quale aiutata da’ consigli di dotti archeologi napolitani, e favoreggiata dalle richieste che di quei lavori facevano al Sarno gli stranieri, prosperò