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che non son gli artefici stranieri, cui mai non potemmo far comprendere quello stile disinvolto che è il precipuo carattere dell’antica oreficeria. E mi piace qui rammentare fra que’ laboriosi e pazienti Marchigiani venuti di sant’Angelo un certo Benedetto Romanini, il quale fu maestro dei suoi metodi tradizionali ai primi nostri operai e discepoli Romani in quest’arte.
XV.
Gli avvenimenti del 1848 furono cagione di alcuna sosta negli studj e nelle ricerche nostre; ma frattanto facendosi allora quasi ogni opera d’arte simbolo di pensieri e di affetti patriottici, ed avendo noi pure a tal fine assai lavori prodotti e venduti, ciò fu cagione che alquanti de’ nostri modelli, anche per privata industria degli operai dimorati presso di noi, si spargessero per tutta Italia. Come poi quel nuovo andamento di cose si fu soffermato, o meglio, rivolto addietro, ponemmo ogni cura a riprodurre nella qualità, nella forma de’ nostri gioielli e negli usi a cui avrebbero servito, tutte le diverse fasi dell’antica oreficeria, cominciando dal più vetusto stile etrusco e procedendo all’italo-greco, al greco, al romano del tempo d’Augusto, al romano del basso impero, al cristiano delle Catacombe, al bizantino, e venendo insino all’epoca del risorgimento, imitando i lavori come degli altri orefici italiani, così principalmente di Benvenuto Cellini.