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LIBRO SECONDO 95

tati a questo ufficio mettevan piede nella città, riparavan tutti presso straniere genti, ciascheduno paventando, essere inalzato ad onorevole magistratura con detrimento della propria sostanza. Egli notato avendo i patrimonj de’ più illustri personaggi, pose loro un tributo chiamato da lui φόλλιν1, e con tutte queste gravezze dispopulò le cittadi. Imperciocchè durate essendo lungamente ancor dopo sua morte, a poco a poco venutane meno la opulenza, molte abbandonate furono dagli abitatori.

Costantino dopo aver danneggiato la repubblica nelle antedette guise da malattia fu spento. I suoi figli succeduti all’impero, tre solamente di numero e non generati da Fausta2, prole di Massimiano Emilio, ma da altra, che d’avolterio incolpata fatto avea morire, ben poco attendevano, giusta la consuetudine giovenile, agli affari, anteponendo i piaceri del corpo ai pubblici

  1. Φόλλις (Follis) è borsa o sacchetto di danaro, onde noto il proverbio: In folle aliquid offerre, cioè, senza spiegazione, confusamente. Questa voce significa altresì una specie di moneta d’oro avente il valore della dodicesima parte della siliqua (altra sorta di moneta, Vita de’ SS. PP. II, 212. Ogni giorno faceva dare al maschio una certa moneta che si chiamava siliqua, ed alla femmina due. La significazione dell’una e dell’altra moneta. V. nelle ff. e C. TU. de auri lustralis collat.
  2. Era certo quella Fausta condannata a morte da Costantino per sospetto di adulterio, poichè dalla concubina Minervina ebbe il figlio Crispo. T. S.