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104 | ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA |
portando le indegnità colle quali per iscelleraggine ed oltraggio molestava la repubblica, venute erano ad un parere spediente all’universale, quello, intendendomi, di liberare le città dalla crudele belva, ed offrire a lui, sebbene renitente, l’impero.
A tali parole fu unanime lo schiamazzo di proseguire la guerra, ed impugnate subito le armi dì recarsi a tragittare il Sao. Ma gli esploratori nemici annunziato avendone la venuta, l’intera guernigione della città di Siscia, occupata la ripa del fiume, avventava quadrella a chi tentasse approssimarmi o valicare il punte: di maniera che molli giuntaronvi la vita, o di per sè o dal nemico spinti, precipitando in quelle acque. Dopo gravissima strage tali cadendo, nel fuggire, dal ponte, e tali venendo con assai forte impelo dall’avversario perseguitati; Magnenzio ridotto ad un male estremo, col seguente artifizio evitò il gravissimo pericolo. Conficcata l’asta nel suolo ed accennando colla destra ai nemici quasi la intenzione di fare pacifiche proposte, allorché vide pronte le orecchie ad ascoltarlo, narra di essersi accinto, coll’imperiale consenso, a trapassare il poule, avvisato da Filippo che, abbandonata l’Italia ed i Norici, trasferirsi dovea nell’Illirico, e colà trattare degli accordi. Costanzo allora, chiamati indietro i suoi dall’incalciarne le truppe, accordò a Magnenzio di condurre l’esercito ne’ campi tra il Norico, la Paulonia, la Misia e la Dacia, pensando liberarsi dagli ingombri luoghi ed espugnarlo sopra terreno più adatto alla cavalleria, possedendone egli copia maggiore. Per mandare poi ad effetto questo suo divi-