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LIBRO TERZO 129

affabile accoglienza, ma essendo questa di sua natura appassionata pe’ giuochi e più dedita ai piaceri che non alle serie occupazioni, di mal animo, come avvenir suole, tollerava l’imperiale prudenza e modestia in ogni azione, tenendosi egli lontano dai teatri e rade volte, nè per tutto il dì, comparendo nel circo; il perchè la plebe ivalo pugnendo con misteriose voci. L’imperatore voglioso di ribeccarli, ne volendo ricorrere a gastigo veruno, proferì un urbanissimo discorso1 forte mordendovi i suoi biasimatori e la città. Discorso racchiudente, con ischerno sì grande asprezza che fu bastevole a divulgare ovunque i vituperj degli Antiocheni ed a farli ben presto pentire della garrulità loro. Soccorso non di meno alla città in quanto giustizia addimandava, e concedutole alto numero di decurioni succedentisi da padre in figlio nell’esercizio della magistratura, ed ammessivi pur quelli generati da prole femminile di decurioni, privilegio in vero, a nostra cognizione, di ben pochi municipj. Poste finalmente in vigore molte giuste ed ottime ordinanze accingevasi alla guerra Persiana.


  1. Il cui titolo è Μισοπώγων, ἢ Αντιοχικός come dire L’Odiatore della barba, o l’Antiochense. Ammiano l’appella Discorso della riconciliazione. Eccone l’argomento: Gli Antiocheni vedendo partire della città i vivandieri tutti, perché Giuliano diminuito avea i prezzi delle mercatanzie in vendita, prendono tosto a mordere la sua barba, portandola molto lunga, ma egli ribeccane le villanie col divulgare uno scritto, in cui nota col marchio dell’infamia l’effeminatezza loro. T. S.